Dal mio ultimo post è passato moltissimo tempo: oltre quattro mesi. Le cose da raccontare sono moltissime, ma inizierò con la mia ripresa presso la Scuola di Musica Antica a Venezia con Massimo Lonardi.
La scuola ha cambiato sede e ora si trova in un bellissimo edificio cinquecentesco in S. Croce 131/A. Inoltre, come Massimo ha subito rilevato, il grande atrio al piano terra si presta benissimo per concerti e ha un’acustica molto favorevole. Vedremo.
Ma torno alla “mia” ripresa: lo scorso anno ero stato “vittima” di una delirante disputa con un liutaio tedesco che aveva causato la rimozione (unilaterale) del mio ordine dalla sua lista d’attesa: un danno piuttosto grave se si considera che l’attesa può durare dai tre ai sei anni.
Per fortuna un caro amico tedesco mi prestò la sua tiorba (per ironia della sorte costruita dallo stesso artigiano protagonista della disputa di cui sopra), permettendomi così du muovere i primi passi.
E tali sono stati: abituarsi a un chitarrone gigantesco non viene naturale nemmeno a un “ragazzone” come me, ma alla fine ho iniziato a essere meno intimidito e più a mio agio.
La partecipazione alla Sommerakademie ha richiesto un trasporto estivo non dei più pratici (la custodia è lunga oltre due metri!), ma la lezione di Jakob Lindberg mi ha aiutato a trovare una postura che non assassinasse la mia spina dorsale.
Così ieri – infine – mi sono presentato a Massimo con la tiorba, la Toccata Seconda Arpeggiata di Kapsberger (che ho suonato orribilmente) e le Nuove Musiche di Giulio Caccini per il basso continuo.
Massimo ha corretto immediatamente lo scarso equilibrio di volume tra i bassi e le voci superiori e mi ha invitato a evitare di suonare “a metronomo”.
Ora dovrei passare allo studio di brani meno impegnativi, magari tratti dal volume di Alessandro Piccinini e dal Quarto Libro di Kapsberger. Ma come direbbe un professionista della politica: il problema è un altro. Non che io non ami in assoluto la musica italiana, però il repertorio francese della seconda metà del ‘600 mi piace MOLTO di più.
Robert de Visée e i brani per tiorba contenuti del manoscritto Vaudry de Saizenay mi piacciono, per dirla in maniera diretta, molto di più.
Certo, sono anche più complessi di quanto ho appena citato, ma l’attrazione è fatale, almeno per me.
E magari si presterebbero a uno strumento meno intrasportabile del fatidico chitarrone italiano del primo ‘600, potente come un cannone da contraerea ma altrettanto scomodo da spostare.
A margine di queste riflessioni ricordo brevemente il bellissimo concerto di Jordi Savall e Rolf Lislevand ascoltato in agosto a Verbania: impossibile non accorgersi che Rolf suonava una bellissima tiorba molto “corta” e sicuramente più facilmente trasportabile del chitarrone di cui sopra.